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CODICI: contributo Covid sullo scontrino; è un aumento bello e buono. Denunceremo ciò alle autorità

La fase 2 post lockdown è agli inizi eppure tra consumatori ed esercenti insorgono già i primi contrasti: la comparsa sugli scontrini fiscali di alcuni esercizi commerciali di un “contributo covid(da due a quattro euro a seconda dei casi) scatena la rabbia dei clienti.

L’applicazione a discrezione di alcune attività commerciali, come parrucchieri ed estetisti, lascia alcuni dubbi: se è un contributo deve essere uguale per tutti e previsto per legge. I commercianti ne giustificano l’applicazione con la necessità di recuperare le risorse spese per la sanificazione degli ambienti di lavoro, anche se il Decreto Rilancio prevede già un credito d’imposta del 60% sulle spese effettuate nel 2020 (fino a 60mila euro) per la sanificazione e l’adeguamento dei locali: il rimborso vale per l’acquisto dei dispositivi di protezione come mascherine e guanti, ma anche per l’installazione di barriere separatorie. Si potrebbe considerare come un contributo di solidarietà per il calo del fatturato oltre l’80%, ma per quale motivo vi viene applicata l’IVA?


“Dopo 69 giorni di chiusura forzata, gli esercizi commerciali al momento hanno un’unica priorità: riportare i clienti nei propri locali garantendogli la massima sicurezza. Non è corretto speculare e attaccare in modo indiscriminato un’intera categoria su un comportamento adottato da pochi esercenti, tuttavia questa prassi non deve allargarsi a tutta la penisola e a tutti gli esercizi commerciali. È necessario che se ne verifichi la liceità di applicazione, anche in termini fiscali, prima di poterla vedere sugli scontrini” - dichiara Davide Zanon, Segretario Regionale di CODICI Lombardia – “Il contributo covid è solo la punta dell’iceberg di una situazione più profonda: il rincaro dei prezzi, un piccolo balzello che fa rivalere sui consumatori le maggiori spese di sicurezza. Il timore di tutti noi è che dopo i rincari sui generi alimentari (Coldiretti denuncia l’aumento del +8,4% del prezzo della frutta e +5% della verdura), altri sovrapprezzi possano cristallizzarsi sulla clientela che come il solito è sempre quella su cui alla fine dei conti va a pesare qualsiasi crisi economica”.

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